
Il riconoscimento dell’Area di crisi industriale complessa da parte del Governo è stato un passo importante: ora si deve procedere per costruire le soluzioni concrete che questa opportunità ci può mettere a disposizione. I tempi sono definiti, e brevi:
- “in coerenza con le proposte della Regione, viene affidato all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, S.p.A.(Invitalia), l’incarico di elaborare una proposta di Progetto di riconversione e riqualificazione industriale da presentare, entro il termine di TRE MESI dalla data di adozione del decreto, eventualmente prorogabile di un altro mese, al Gruppo di coordinamento.”
Lo strumento per fare andare vanti le procedure è il “Gruppo di coordinamento e controllo, composto dai rappresentanti della DGPIC, della Direzione generale per l’incentivazione delle attività imprenditoriali, della Regione, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e delle Amministrazioni interessate.”
Bisogna costituirlo e farlo lavorare: la Regione Liguria dovrebbe essere attiva in tutto questo; ma non sta succedendo. I sindacati e le organizzazioni delle imprese hanno chiesto di avere sedi per dare il proprio contributo alla elaborazione delle soluzioni: anche su questo di deve decidere “come”.
Il nostro obiettivo deve essere quello di attirare nuovi investimenti e l’insediamento di imprese. Non dobbiamo dimenticare però che lo scopo del riconoscimento di area di crisi industriale complessa è “sostenere la competitività del sistema produttivo nazionale, l’attrazione di nuovi investimenti”, ma allo stesso tempo “la salvaguardia dei livelli occupazionali”
Ci dobbiamo occupare delle persone che lavorano nelle aziende ancora attive che oggi sono in crisi, e che avranno diritto ad una proroga degli ammortizzatori sociali. Ma anche di CHI IL LAVORO LO HA GIA’ PERSO, e rischia di non trovare una via d’uscita. Strumenti per dare anche a loro una opportunità, una prospettiva di lavoro: è questo che chiediamo oggi al Ministro del Lavoro.
Tra l’altro, i dati sulla occupazione dei giovani e degli anziani conferma che l’aumento dell’età pensionabile, in una situazione di crisi, bloccato il turnover e ha determinato un aumento delle difficoltà per i giovani.
Una verifica di quanti lavoratori e lavoratrici potranno beneficiare degli interventi positivi contenuti nella legge di bilancio per il 2017 (ape sociale, anticipo pensione per lavoratori precoci, ecc.) è una delle cose da fare
I dati che supportano queste considerazioni
* la crisi che ha penalizzato la provincia di Savona ha investito tutti i settori produttivi, causando una elevata riduzione di posti di lavoro (-5.000 occupati fra il 2008 ed il 2015) con massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, compresi quelli in deroga
* perdono occupazione l’industria in senso stretto (-3000 unità), le costruzioni (-2000 unità) , il commercio, alberghi e ristoranti (-1000 unità).
* il numero dei disoccupati sale a 11.000 unità (erano stati censiti 7.000 nel 2008)
* l’ultimo anno segna ancora profondamente la provincia di Savona rispetto al resto della Liguria. Dal 2008 al 2014 il tasso di occupazione ligure decresce (- 2,9 punti percentuali), attestandosi nel 2015 al 62,4% e, analogamente, quello di disoccupazione sale dal 5,4% nel 2008 al 10,8% nel 2014 (+5,4 punti percentuali), ma scende al 9,2% nel 2015, mentre invece in provincia di Savona il tasso di occupazione rimane invariato ed aumenta quello di disoccupazione nel corso dell’anno.
* tra il 2008 e il 2015 le ore concesse di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e deroga) in Liguria sono cresciuta del +158,3%. In provincia di Savona del +237,21%): il 63,4% delle ore concesse nel 2015 afferiscono alla cassa integrazione straordinaria (nel 2008 le stesse erano 50,5%
* fra il 2008 ed il 2015 si sono iscritti nelle liste di mobilità provinciale ben 6.538 persone di cui 543 nel 2008, 1060 nel 2009, 929 nel 2010, 1035 nel 2011, 1225 nel 2012, 538 nel 2013, 883 nel 2014, 294 nel 2015 (dato parziale). Del flusso complessivo ben il 68,9% ha un’età al di sotto dei 55 anni ed una evidente necessità di rientrare nel mercato del lavoro. Il flusso in uscita dalle liste è stato, sempre per lo stesso periodo di tempo, pari complessivamente di 2.188 unità)
* il tasso di occupazione giovanile (dai 5 ai 29 anni) diminuisce nel complesso di 8,6 punti percentuali fra il 2008 ed il 2015. Il tasso di disoccupazione giovanile passa dal 9,8% nel 2008 al 21% nel 2015
Il tasso di occupazione della forza lavoro anziana (55-64 anni) si incrementa di 14,3 punti percentuali fra il 2008 ed il 2015 , diventando 16,4 punti per la componente femminile rispetto ai 12,1 punti per quella maschile.
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